7 maggio 2010

Nelle tue mani è la mia vita

Domani dovrò parlare a degli adolescenti della fiducia nelle relazioni.
Devo trovare un esempio, un fatto personale che sia significativo per rendere 'efficace' il mio intervento.
Mi trovo a pensarci e vorrei ragionare un po' qua sulla relazione in cui si incarna generalmente la fiducia... l'amicizia!
Quelle che seguono sono riflessioni incazzate. Parole suggerite da un' esperienza di 20 anni, la mia esperienza.
E per evitare che qualcuno, che potrebbe sentirsi il centro della mia vita, si offenda o si senta chiamato in causa senza diritto di replica, specifico che mi riferisco a nessuno e a tutti, agli amici e a quelli che non lo sono più. 
Ho abbastanza coraggio e autostima da chiarire con ognuno, a tempo debito, le cose da aggiustare.
Gli amici... oggi è difficile definirli o sceglierli. 
Si chiamano amici quelli di facebook...
Io ho amici che non mi chiamano mai; poi quando li chiamo mi dicono: "non ti sei fatto sentire più, complimenti!".
Ho amici moralisti che sentono il dovere di farmi l'esame di coscienza, di sapere ciò che è meglio per me.
Alcune amicizie si basano (non per volontà mia) sulle cose in comune. Quindi nel momento in cui smetto di avere un interesse o cambio opinione o semplicemente cresco, quella relazione non è più possibile.
Altre sono delle vere e proprie gabbie costruite addosso a te che rimani prigioniero di errori passati o di aspettative.
Sono quelle amicizie faticose nelle quali devi misurare le parole, i gesti, la spontaneità perchè sennò vieni ferito. Amicizie pesanti che diventano risposte forzate.
Ci sono gli amici che pensano di conoscerti  e non c'è modo di convincerli che si possono fidare di quello che gli dici se contrasta la loro idea di te.
E ancora quelli che non perdonano... E sei costretto a lasciargli, tuo malgrado, la libertà di non volerti più.
Poi quelli rigidi. Gli amici rigidi sono i più stressanti. L'unico punto di contatto con loro è il litigio. Non puoi dire nulla. Si sentono attaccati e attaccano. Molto spesso, almeno nella mia esperienza, questo è dato dalla poca sincerità e dalla paura. Dal rancore. Soffrono, per qualche motivo, e il loro dolore li indurisce e li rende diffidenti, gelosi, possessivi, intransigenti, e insopportabili ma soprattutto non realisti.
Questi amici non accolgono la tua unicità, le tue scelte, i tuoi cambiamenti, non accolgono il fatto che si possa litigare senza sfasciare una relazione e senza insultare. Non credono che ci si possa voler bene nella diversità e se non confermi una loro opinione non si sentono confermate come persone, si lasciano distruggere da parole.
Ci sono quegli amici che per non ferirti non ti dicono cosa gli da fastidio, ma poi te la fanno pagare...
Ad alcuni vai bene solo se li compiaci. Altri pretendono pretendono pretendono.
Delle amicizie che ho avuto erano basate sul volontariato. Persone che si appoggiano perchè non sanno stare sole. Persone che vomitano parole senza porsi il dubbio che chi le ascolta non è dotato solo di orecchie.
Amici che giudicano perchè hanno paura. Paurosi, ce ne sono a frotte. E se per caso allargi il giro di conoscenze temono di perderti e alla fine ti perdono perchè diventano asfissianti! 
La paura non va d'accordo con la fiducia. Non puoi trattarmi male perchè io scelgo la mia vita, i posti dove stare e tu non sei in grado di farlo.  
Diversi amici non sopportano il silenzio, non sopportano il dolore e sminuiscono il tuo. Non accettano di starti vicino senza parole, di entrare nella tua sofferenza senza calpestarti con una consolazione vuota, che non è compassione, che non è calore.
Ho amici a cui scoccia fare uno sforzo per comprenderti e quindi ti ignorano e si presentano quando tutto è finito oppure non si presentano più... 
Ma i peggiori in assoluto sono quelli che sanno che stai male, sanno che non sei abbastanza lucido da dargli le attenzioni che pretendono, ascoltano il tuo grido di aiuto e non solo se ne fregano ma ti danno una spinta per buttarti nel fosso.

Quella mano, la mano di un amico che ti stringe, ti accarezza, ti tiene per mano, ti tira su, ti asciuga le lacrime... quella stessa mano diventa simbolo di inimicizia, di odio; può diventare una mano che spinge giù, che pugnala, che soffoca, che copre, che tira e constringe.
Io penso questo, che nell'amicizia più che in tante altre relazioni, lo scopo più alto sia quello di favorire la crescita dell'altro, dell'amico amato e scelto (perchè gli amici si scelgono tra loro!); penso che l'intenzione degli amici debba essere quella di accogliere e sentirsi accolti. L'amico è un facilitatore...
Mi piacerebbe sentire da qualcuno di quelli che si dicono miei amici: "guarda mari, tu per me stai sbagliando, io non farei così... ma se pensi che sia bene per te fallo!" "quello che pensi, secondo me non è vero, ma ti voglio bene ugualmente!" "tu sei una persona speciale per me, e anche se non posso aiutarti in questa tua difficoltà mi impegno a non appesantirti con ulteriori richieste" "tu vai bene e ti rispetto".
L'amicizia è una relazione tra persone ferite e consapevoli di esserlo. Sennò è un'illusione.
In 24 anni di vita solo 2 persone mi hanno mostrato questo.
L'amicizia non si limita ovviamente ad una frase ma posso dirvi, con una certa tristezza ma con molta più speranza, che le persone vanno aspettate, va rispettato il fatto che siano imperfette.
Io sono un'amica imperfetta e probabilmente la mia delusione viene dal fatto che ho scelto persone con cui non ho potuto costruire niente. Ma va bene così! Ci sono amici e ci sono non-amici, questo non è importante.
Va bene che ci sia DELUSIONE. Niente ti fa apprezzare e stimare adeguatamente una persona se non passi per una delusione. 
Una presa di coscienza che scarta tutte le idealizzazioni e ti fa rendere conto che ci si può ferire tra amici veri, ma si può continuare a costruire. 
L'amicizia bisogna volerla in due e se non ci si fida dell'altro, delle sue scelte, della sua libertà si cammina da soli.
Abbiamo l'opportunità di farci compagnia nella vita. Cerchiamo di capire che l'affetto non è quasi mai equilibrato, che c'è un momento per dare e uno per ricevere. Ci sono volte in cui essere molto pazienti e volte in cui servono degli scossoni.
Non tiriamoci schiaffi, cerchiamo di comunicare per crescere.
Nessuno è obbligato ad essere mio amico. Ho imparato ad amare lasciando liberi, non temo (non più come una volta almeno) gli abbandoni ma vorrei gustare la tranquillità.
Non voglio dovermi giustificare con un amico! Non posso nascondergli il mio disagio...
Mai come ora ho bisogno di un amico e mai come adesso mi trovo (salvo qualche rara eccezione) sola e rifiutata.

mari








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