In occasione di una morte spesso ci si trova a vomitare retorica, come se dire qualcosa sia necessario. E forse lo è davvero. Maturano, dalle esperienze di fine, riflessioni del tipo: impara a vivere ogni giorno intensamente, goditi ogni istante, fai tutto quello che puoi fare e non perdere occasione di dimostrare agli altri che ci sei e che gli vuoi bene.
Tutto vero, tutto bello. La vita però, quella della carne e non delle parole, è colma di treni persi, di momenti vissuti nella distrazione, di parole non dette per orgoglio; e da alcune scelte mancate derivano proprio la crescita e la consapevolezza di chi magari ci sta intorno. Noi non abbiamo il controllo di tutto e abbiamo il diritto di sbagliarci nella vita, anche se poi arriva la fine e ci trova con centinaia di strade interrotte. Magari ci siamo impegnati per raggiungere una certa coerenza, per essere bravi. E va bene...
Assaporare la vita significa prendersi tutto: distacco, gioia, condivisione, rotture, serenità, apatia, tutto con l'atteggiamento di chi sa che è in divenire, di chi sa che occorre cambiar pelle mille volte. Non siamo obbligati a farlo, possiamo restare rigidi e farci impoverire da ciò che non ci piace, da chi ci abbandona...
Io, quando muore qualcuno, a chi rimane non direi: goditi a pieno la vita.
Piuttosto direi: impara a morire, nelle piccole scelte, laddove le condizioni te lo propongano per crescere e arrivare alla tua fine senza la paura di perdere qualcosa.
Impara ad evolverti, a rinunciare a un punto di vista fermo se vedi che non ti fa avanzare e ti arricchirai di qualcosa che non è tuo, non ti appartiene.
Di nuovo una frase mi viene in aiuto. "La morte di qualcuno permette ad altri di abbracciare la vita."
Negare la morte non serve. L'obiettivo non è arrivare completi e perfetti, ma pronti e allenati!
La vera speranza è che alla nostra fine avremo un passaggio facile perchè per tutta la vita non abbiamo fatto altro che sperimentare la libertà di scegliere come morire. In pace, anche con ciò da cui ci siamo distaccati con dolore.
2 commenti:
Imparare a morire significa non negare la morte, non vederla come qualcosa di negativo, un tabù, una realtà da esorcizzare, non nominare, non considerare. La morte esiste, la morte è nostra compagna indissolubile, la morte ci è - francescanamente e non solo - sorella. Morire ci fa paura perché saper morire è scommettersi nel cambiamento... ma riuscirci significa vivere.
Grazie per il tuo stupendo pensiero, Mari.
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