Negli ultimi mesi sono stata bersagliata di domande sulle mie (dis-)abitudini alimentari.
Perdere 20 chili non significa soltanto cambiare aspetto, non comporta soltanto rifarsi un guardaroba (o nel mio caso ritirare fuori cose di 5 anni prima).
Perdere 20 chili significa mettere davanti agli occhi di tutti un'evidente trasformazione della persona. Che lo si faccia volontariamente o meno.
Perdere 20 chili significa mettere davanti agli occhi di tutti un'evidente trasformazione della persona. Che lo si faccia volontariamente o meno.
Io sono il mio corpo.
Quello che c'è dietro nessuno in fondo lo sa: intolleranza? allergia? stress? sofferenza? malattia? tiroide? sport? metabolismo? shock? necessità di attenzione? necessità di adeguare la forma al contenuto?
E' possibile che ci sia un po' di tutto questo perchè in fondo ciò che si vive si esprime attraverso il corpo.
E quando ero 'in carne' nessuno si era mai preoccupato tanto. Nonostante questo penso che il nutrimento sia un fatto di stile di vita.
E quando ero 'in carne' nessuno si era mai preoccupato tanto. Nonostante questo penso che il nutrimento sia un fatto di stile di vita.
Tirando via dal discorso le malattie del caso (non avendo gli strumenti, le conoscenze adeguate e il tatto per parlarne) credo che il modo di nutrirsi rispecchi l'approccio che ognuno ha con la propria vita.
Io detesto il pomodoro, il mio corpo lo rifiuta a tal punto da non poter sopportare neanche più l'odore. Il pomodoro mi rinfaccia la mia lentezza nel mangiare. Io per nutrirmi ho bisogno di tempo, per capire ho bisogno di tempo, per fidarmi e arricchirmi di qualcuno ho bisogno di tempo. E mi si impone la fretta, mi si chiede di stare nel tempo degli altri.
Io detesto mangiare fino a scoppiare di sazietà. Trovo che non sia utile. A me serve quel tanto di cibo che mi permette di stare in piedi. A questo punto o vomito e mi sento male quindi non godo della bontà di quello che ho mangiato oppure aspetto di digerire e ciò che al corpo non serve viene buttato, quindi sprecato.
Io credo di conoscermi, so quando posso mangiare con gusto, quando ho fame di cose sostanziose, quando ho voglia di schifezze, quando faccio fatica a digerire un bicchiere d'acqua...
Perchè forzarmi?
Perchè dirmi: "Non ti stai nutrendo bene"?
Io so quello che mangio, so dove cerco il nutrimento ed è possibile che io mi accontenti di bucce di mela invece di cercare pane e prosciutto, ma ho il diritto di imparare la mia dieta sbagliando da sola...
E' normale che, come in tutto, il 'giusto' sta nel mezzo. L'equilibrio, quello che si cerca quando ci si guarda allo specchio. La distanza tra chi sei e chi vuoi essere, una molla. Come si impara a scegliere un si dicendo un no, a percorrere una strada sacrificandone altre cento, a mettere un freno all'avidità, all'egoismo e al desiderio di possesso... così ci si pone anche davanti al cibo.
Nutrirsi non significa abbuffarsi, di che poi?
Era evidente che non ero felice...
Ognuno ha la sua dieta che non è uguale per tutti. Ognuno sa come vuole vivere.
Basta guardarsi allo specchio e farsi una domanda.
Domani mattina mi pentirò di questo post. La mattina sono eccessivamente inibita e paurosa.
m.
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