Ho trovato lavoro, ed è una gran bella notizia.
Inizio lunedì e questa doveva essere la mia settimana...
Mi ero scritta su un foglio tutto quello che avrei voluto fare: dedicare il tempo giusto allo studio, scrivere, passare un po' di tempo con i miei amici, sfruttare la mattina per finire i lavoretti iniziati, riposarmi, godermi il triduo di S. Francesco...
Ieri è arrivata l'influenza, una brutta influenza che non mi ha permesso di studiare, di riposarmi, di uscire.
L'ultima settimana prima di cominciare a lavorare la passo a letto con la nausea.
Mi sarei potuta incavolare, avrei potuto imbottirmi di medicine per cercare di rispettare, almeno in parte, i miei progetti. Ma la verità è che mi sono ammalata.
Tutto questo per dire una semplice cosa: io ho pensato a organizzare la mia vita in questa settimana e la vita mi ha "offerto" un'altra possibilità. Quella di confrontarmi con la mia rabbia, con un imprevisto, col mio limite, con qualcosa che io non avevo programmato ma che adesso non posso proprio ignorare. E io ho seguito la mia vita...
Già sono al letto, mal di pancia, mal di testa, solitudine... che senso avrebbe arrabbiarsi? Ribellarsi a ciò che sta succedendo?
E' evidente che ho bisogno di un riposo diverso da quello che pensavo. Diverso...
Mi vorrei soffermare sull'evidenza della realtà. Fino a che non si ha una temperatura più alta del normale, non si vomita e non si hanno dolori ci si può dire che si sta bene anche se il virus è già entrato nel corpo. Ma quando si manifestano chiaramente i sintomi non si può più mentire. La realtà è evidente e negarla significa voler vivere senza ascoltare la propria vita.
La tua vita sei tu, la tua vita è il tuo percorso reale e non immaginato, danzare la vita significa percorrerla delicatamente e con flessibilità adeguando un'idea alla sua effettiva coreografia.
Negli ultimi mesi ho riflettuto molto su questo perchè sono stata in contatto con persone che antepongono alla realtà una loro fissazione, una loro idea che però non è in armonia con ciò che risulta evidente, quindi più reale di un pensiero.
E' vero ed è giusto però che io parli di me perchè posso conoscere fino in fondo ciò che sta dietro alle mie di scelte.
Un paio di giorni fa la lettura di Giobbe parlava così: "Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!".
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
Sono rimasta particolarmente colpita.
Ho passato l'ultimo anno a interrogarmi sul perchè di una scelta, a incazzarmi per essere stata derubata di tutto, a voler cambiare ostinatamente i passi di danza preparati apposta per me, a incolpare gli altri per un'ingiustizia subìta. Io che ho sempre avuto il pallino delle cose giuste... Ho capito che quando si vive un'ingiustizia è bene arrabbiarsi ma è meglio non fermarsi lì.
La verità è che il mio approccio a questa vita, la mia, stava diventando possessivo e nel momento in cui mi è stato tolto l'oggetto di quella che credevo fosse la mia felicità ho fatto di tutto per riprendermelo, senza vedere l'EVIDENZA della situazione. Non sono stata capace di accogliere, come Giobbe, un cambiamento, una perdita, un dolore guardando più in là e muovendo i passi che la vita in quel momento mi chiedeva per il mio bene.
Anche ora che mi sono negate delle possibilità da chi ha scelto di ballare una samba piuttosto che un valzer, per il quale è nato, io so che in questa nuova situazione non prevista posso reinventare il mio presente alla luce della realtà, proprio come ho fatto in questa settimana.
Per il resto, se hai scarpette adatte a un valzer e ti lìmiti scendendo in pista con una samba prima o poi ti accorgerai che le scarpe non sono adatte e le hai volute adeguare a una danza che non è la tua...
Io riparto da qui, da me, dal mio presente, dalla mia realtà, dalla mia musica.
Rientro in me, senza più rabbia.
Danzo la vita che m'è donata godendo dei passi fatti e attendendo quelli da imparare...
m.
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