7 novembre 2013

And no doubt I'm gioing to remember...

Ci dimentichiamo spesso che la maggior parte dei nostri comportamenti sono stati generati da un'esperienza e le nostre azioni influenzate da ciò che abbiamo imparato. Amiamo perchè siamo stati amati, siamo teneri perchè abbiamo assaporato tenerezza, feriamo perchè siamo stati feriti e accogliamo perchè qualcuno ci ha saputo accogliere. La memoria corta è figlia della distrazione. Non è questione di bravura o di virtù sapere o non saper fare, bisogna ritornare a quel ricordo. E se l'amore non ha fatto parte finora della nostra vita possiamo imparare, perchè qualcuno che ci ama di sicuro c'è. 


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7settembre2013
http://www.youtube.com/watch?v=ROTWzpLnXYE

26 gennaio 2013

Riflessioni sul divenire

In occasione di una morte spesso ci si trova a vomitare retorica, come se dire qualcosa sia necessario. E forse lo è davvero. Maturano, dalle esperienze di fine, riflessioni del tipo: impara a vivere ogni giorno intensamente, goditi ogni istante, fai tutto quello che puoi fare e non perdere occasione di dimostrare agli altri che ci sei e che gli vuoi bene.
Tutto vero, tutto bello. La vita però, quella della carne e non delle parole, è colma di treni persi, di momenti vissuti nella distrazione, di parole non dette per orgoglio; e da alcune scelte mancate derivano proprio la crescita e la consapevolezza di chi magari ci sta intorno. Noi non abbiamo il controllo di tutto e abbiamo il diritto di sbagliarci nella vita, anche se poi arriva la fine e ci trova con centinaia di strade interrotte. Magari ci siamo impegnati per raggiungere una certa coerenza, per essere bravi. E va bene...
Assaporare la vita significa prendersi tutto: distacco, gioia, condivisione, rotture, serenità, apatia, tutto con l'atteggiamento di chi sa che è in divenire, di chi sa che occorre cambiar pelle mille volte. Non siamo obbligati a farlo, possiamo restare rigidi e farci impoverire da ciò che non ci piace, da chi ci abbandona...
Io, quando muore qualcuno, a chi rimane non direi: goditi a pieno la vita.
Piuttosto direi: impara a morire, nelle piccole scelte, laddove le condizioni te lo propongano per crescere e arrivare alla tua fine senza la paura di perdere qualcosa.
Impara ad evolverti, a rinunciare a un punto di vista fermo se vedi che non ti fa avanzare e ti arricchirai di qualcosa che non è tuo, non ti appartiene.
Di nuovo una frase mi viene in aiuto. "La morte di qualcuno permette ad altri di abbracciare la vita."
Negare la morte non serve. L'obiettivo non è arrivare completi e perfetti, ma pronti e allenati!
La vera speranza è che alla nostra fine avremo un passaggio facile perchè per tutta la vita non abbiamo fatto altro che sperimentare la libertà di scegliere come morire. In pace, anche con ciò da cui ci siamo distaccati con dolore.

18 dicembre 2012

MISCELLANEA

Siccome domani mattina non lavoro ho lasciato il passo all'insonnia, perchè volevo rigirarmi in alcuni pensieri... Questo blog è triste; non riesco a renderlo piacevole nell'aspetto nonostante negli ultimi tempi io mi occupi molto della "confezione" delle cose. Non mi riesce di abbellirlo, personalizzarlo sebbene passi molto più tempo a tentare di farlo piuttosto che a scriverci.
Ricomincia la storia: la settimana scorsa ho iniziato a leggere il terzo libro della stagione, ma i due precedenti ancora non li ho finiti. Quest'ansia di terminare le cose... inversamente proporzionale all'ansia di accumularne altre per cambiare in continuazione. Per fermarsi su un esperienza il tempo sufficiente a non legarsi troppo e ad avere poi dei vincoli.
Stamattina ho visto due cose che mi hanno scioccato: una donna in macchina, finestrini abbassati, che andava in giro con una magliettina di cotone senza maniche (!!!) e occhiali da sole e poi un viso e un corpo scavati, la paura e il dubbio negli occhi. Alla prima persona vorrei dire: copriti! Li sento soltanto io i 3 gradi di una Roma umida alle 8 di mattina?! I tuoi vestiti non sono adeguati alla situazione... Alla seconda: io ti capisco, quel corpo "vuoto" esprime solo la metà di ciò che contiene ma se il tuo dubbio è lo stesso che un tempo assaliva me, puoi consolarti con questa certezza, nessuno può determinarti perchè il tuo valore esiste prima di tutto.
Adeguatezza e certezza... mai termini furono più lontani dalla natura umana, anzi, dalla psicologia femminile...
Ma tornando alla mia insonnia, il Natale mi ha ricordato che ho delle persone a cui fare i regali.

Regali - Soldi - Stress - Tempo che vola - Ansia - Niente idee - Agitazione - Bandiera bianca.

Ovviamente questo ha poco a che fare con il Natale e con le persone a cui voglio bene, riguarda però da vicino la pesantezza di tutto ciò che è comandato, prestabilito, dovuto, quindi riguarda la mia ansia! Se ho fatto regali è perchè ho voluto farli e, tra l'altro, sono dichiaratamente una manifestazione di affetto perchè realizzati da me con pochi soldi e molta dedizione.
Mi sento molto Henry [del libro della Niffeneger, quello l'ho finito] che ogni mattina si alza, si infila una tuta e si esercita a correre, sempre più veloce. Gli serve per sopravvivere, gli servirà in tutti quegli involontari viaggi nel tempo che lo obbligano ad adattarsi sempre e in ogni dove. Henry è il mio alter ego, è quella persona che riflette la mia necessità di trovarmi, nel mare dei doveri, un'attività per non "morire" tra un distacco (involontario) e l'altro dalle cose della vita. Solo che io ogni tanto mi fermo, per mancanza di fiato o per qualche acciacco prematuro e vedo che posso fare a meno degli obblighi a discapito della stima di qualcuno. I legami hanno un prezzo, come molti sostengono. O forse no?
Di sicuro fare una scelta significa escludere, a favore di una, centomila possibilità. E' questo il prezzo, la sconvenienza di un'enorme perdita?
Quello che da sempre chiami amore potrebbe non esserlo. Potrebbero essere cinque lettere che qualcuno ha confuso, per analfabetismo, con un altro nome. Quel qualcuno non ha colpe perchè non ha avuto maestri.
L'amore è perdita e la vita lo insegna inequivocabilmente.

m.

21 luglio 2012

Il mondo ha bisogno di me

"Il mondo ha bisogno di gente come..."
Ringraziando Dio, in questo tempo così confuso e critico, riceviamo ancora il dono di persone oneste, appassionate e vive che ci danno speranza, che solleticano la nostra coscienza e la nostra azione.
Il mondo si, ha bisogno di questo. La speranza è contagiosa, come la disperazione.
Ma più di tutto credo che il mondo abbia bisogno di me, di te, del nostro essere responsabili nei ruoli che ci spettano o che ci siamo scelti. Nessuno può vivere la vita di un altro, la sua sì.
E' difficile essere una madre quando nessuno ti ringrazia per la vita che dai, essere un padre criticato e appesantito dalle responsabilità. E' difficile essere figli nella società della distrazione, cittadini onesti nonostante le ingiustizie, lavoratori scrupolosi, amici che perdonano una mancanza di rispetto.
A me sarebbe piaciuto diventare ostetrica, studiare chitarra e poterla insegnare ai bambini, mi sarebbe piaciuto andare in Africa e accettare uno di quei tanti inviti a fare un'esperienza di missione, mi piacerebbe avere la possibilità di costruire il mio progetto subito senza dover aspettare un altro anno. Magari alcuni di questi desideri prenderanno forma nel tempo. Quello che è certo (e ognuno di noi lo sa per sè) è che la vita ti indica una precisa direzione utile per te e per tutti attraverso di te, o la segui o rimandi. Rimandare è il contrario di amare nel presente.
Essere al mio posto affrontando le difficoltà... perchè un cambiamento nella mia vita ha eco in tutto il mondo.
Secondo me.









26 giugno 2012

La Chiave

In casa mia c'è sempre stata l'abitudine di tenere le porte aperte, condividere gli spazi. Per un fatto puramente logistico, forse. Io sono cresciuta con questo modo di fare, con quella forzosa accoglienza che spesso mi ha messo a disagio e che mi ha fatto sviluppare un grande senso di discrezione e riservatezza. C'è, nel vivere senza confini, quel certo sollievo di non doverti confrontare con te stesso di continuo. Mi è sempre sembrata la cosa più giusta ed effettivamente c'è un non-so-che di affascinante; in fondo sai che non ti stai negando all'esterno, sai di poter attingere alle fonti altrui e di poter ricambiare in qualsiasi momento.

Poco fa mi hanno insegnato un approccio diverso, che sovverte quello che è stato ed è il mio orientamento, da sempre. Se vado un po' indietro dalla mia posizione di oggi posso capire anche io che non era difficile intuirlo ma, sicuramente, doloroso perchè ha a che fare con la responsabilità (quella cosa da cui più o meno qualsiasi essere umano potrebbe essere terrorizzato). Il fine è sempre lo stesso ossia quella spinta ad essere per gli altri... che non può prescindere dall'essere per te stesso. Un confine tra me e te è qualcosa che ci può isolare, e questo spaventa. M'è stata offerta una prospettiva più sincera, meno egoista e violenta: la custodia. E' necessario avere un luogo, fisico, in cui riporre se stessi, le proprie cose, gli stati d'animo, in cui semplicemente fuggire se lo si vuole senza dover ricattare nessuno.

Una rivoluzione... Una chiave per un "portaoggetti" che apre invece di chiudere. Un concetto che fatica ad occupare uno spazio nella mia testa ma che percepisco come vero. 
Senza la mia esperienza oggi non sarei quella che sono; senza questa scoperta non potrei godermi ciò che gli altri sono per me.
Niente di quello che abbiamo imparato è da buttare o è cattivo in sè perchè alla fine ci porta sempre lì dove ci fa bene andare oggi... 


m.


24 maggio 2012

More than words

Da sempre mi piace scrivere. Alle persone lunghe lettere per le occasioni importanti, a me stessa complicati resoconti di quello che vivo e che penso, commenti su libri o film che mi hanno catturato l'attenzione. Scrivere soprattutto per cercare un'opinione sulle cose, per plasmare una massa informe di condizionamenti emozioni e pensieri contrastanti che altrimenti rimarrebbero confusi e senza nome; invece diventano idee e, se possibile, idee personali. Vedo questa pagina che nella realtà non esiste e vedo una cosa che lentamente si sta spegnendo. Do alle parole un significato diverso... La parola esprime ma fino a un certo punto; si limita a descrivere perchè non può essere.
Ho conosciuto una sola parole che E'.
E così, cercando di descrivere non sai mai quanto realmente stai comunicando e non sai quanto sia importante misurare il peso di quello che dici.
Mangiare per me può essere un'esperienza totalmente diversa dalla tua e la sola parola può evocarmi traumi che tu non conosci. Così come studiare, dormire.
Se io ti dico che sei responsabile io non so il significato che tu gli attribuisci e gli eventi ai quali associ questa parola... E quando mi arrabbio e ti insulto, in quegli insulti è racchiuso il mio mondo di sofferenza e non la tua essenza. Le parole si fermano qui, allo strato superficiale del significato che nasconde un mare in tempesta di vita inespressa. Tutto questo mi fa cercare nuove forme di COMUNICAZIONE, che non inventa, che non gira intorno, che non può essere fraintesa e non stimola solo l'intelletto. Come un abbraccio per esempio.
Ciònonostante continuerò a scrivere perchè la distanza, a volte, può essere il modo migliore per stare davvero accanto a qualcuno... E perchè mi piace.

m.






26 aprile 2012

E quando ho paura, la mia voce sono i fiori.

Trovo necessario ri-scrivere poche righe del libro che ho appena finito. Perchè è bello. Perchè è vero.

Rimasi così, con la testa appoggiata al muro e l'acqua che mi tamburellava sulla schiena finchè diventò fredda.
Fuori dalla doccia cominciai a imprecare con voce bassa e rabbiosa, tremando e gocciolando. Odiavo il bambino. Tutte le madri dovevano provare un rancore segreto per quell'inaccettabile sofferenza. In quel momento capii persino mia madre, come se l'avessi appena conosciuta. Mi immaginai che fosse uscita di soppiatto dall'ospedale, sola e con il corpo spezzato, abbandonando la sua bambina in fasce, avuta in cambio del suo corpo una volta perfetto, della sua esistenza una volta priva di sofferenza. Il dolore e il sacrificio del parto erano imperdonabili: non avevo meritato di essere perdonata. Mi guardai allo specchio  cercando di immaginare la faccia di mia madre. [...]
Senza che l'avessi sentita entrare, mi accorsi che mamma Ruby era lì con me e mi stava spogliando. percepivo le sue mani dappertutto, dentro e fuori il mio corpo, ma non mi importava. Avrebbe fatto nascere il bambino. Ero pronta a qualsiasi cosa dovesse fare. Se avesse estratto un coltello per aprirmi la pancia, non avrei distolto lo sguardo.
mi sorresse la testa tenendomi un bicchiere di carta con una cannuccia all'altezza delle labbra. Sorseggiai il liquido fresco e dolce e lei mi asciugò gli angoli della bocca con un panno.
"Ti prego", supplicai. "Ti prego. Fai qualcosa, qualsiasi cosa, basta che lo tiri fuori."
"Lo stai facendo tu", disse lei. "Solo tu puoi far nascere il bambino."
La stanza blu era in fiamme. L'acqua non prende fuoco, eppure ero lì che annegavo e bruciavo contemporaneamente. Non riuscivo a respirare, non vedevo: non c'era più aria e nessuna via d'uscita.
"Ti prego", ripetei con voce rotta.
Mamma Ruby era accovacciata con gli occhi all'altezza dei miei, la sua fronte contro la mia. prese le mie braccia e le avvolse intorno alle sue spalle per farmi accovacciare come lei, bassa sul pavimento, e rimase in ascolto.
"Il bambino sta scendendo", annunciò. "Lo stai facendo nascere. Solo tu puoi farlo."
Solo in quel momento capii cosa mi stava dicendo. Cominciai a piangere, un pianto pentito e disperato: questa volta non avevo scampo. Non potevo voltare le spalle e andarmene senza accettare le conseguenze di quello che avevo fatto. C'era solo un modo per uscirne, e passava attraverso il dolore.
Alla fine il mio corpo si arrese. Smisi di lottare e il bambino iniziò a scendere - lento e lacerante - nel canale del parto e nelle braccia pronte e accoglienti di mamma Ruby.

     Vanessa Diffenbaugh




7 aprile 2012

Domenica

"E tu dormi, dormi e sogna tempi migliori per l'altra gente. Ma tu dormi, dormi e sogna sonni migliori per te." E.M.


Prendo spunto da questo pezzo di canzone... Qualcosa di migliore si può sempre sognare. Trovare una scusa per sentirsi sollevati, una bugia... e sapere che stiamo DORMENDO.






31 gennaio 2012

Benvenuto Davide

Io vorrei dire tante cose sul mondo di oggi, sui problemi concreti che ci sono, sul canone rai, sulla disoccupazione e sulle tasse, sulla tragedia della Concordia, sulle malattie improvvise e sul taglio dei fondi alle strutture sociali e di formazione, sulla condizione di estrema indigenza dei vecchi al centro e nelle periferie di Roma (di cui quasi nessuno conosce l'esistenza). Però non mi viene nulla che non sia un lamento, un'elenco di parole, statico e sterile. E' per questo che taccio (sui social network) e siccome uno di questi problemi tocca la mia realtà in modo pesante penso che affronterò quello per iniziare. Lamentarsi significa spargere la polvere che si accumula su alcune vicende di vita, estendendola a tutto ciò che accade e ci facciamo accadere. E nemmeno la nobile arte di portare alla luce problemi in continuazione mi convince. E' bene che le cose si sappiano perchè la coscienza è la prima azione e allora che si sappia anche qual'è la MIA priorità di fronte all'umanità che soffre. Voglio dire che arrabbiarsi non basta, e mai basterà. Se poi con la rabbia, invece di guardare più chiaro ti fai il bagno nella disperazione e nel giudizio... Detto da me...
Ah... è nato mio nipote, ed è meraviglioso!

22 gennaio 2012

Il cerchio trasparente

Voglio provare ad usare un'immagine per descrivere come mi sono sentita spesso negli ultimi due anni. L'altro pomeriggio ero in metro, intenta a leggere un libro. All'improvviso vedo due ragazzi correre nell'altro vagone. Ci ho messo qualche minuto a realizzare l'accaduto... Una donna in terra semicosciente e due persone che le tenevano le gambe all'aria. Era svenuta dopo aver dato di stomaco. La fanno mettere seduta, completamente sporca per essersi accasciata nel suo vomito. Si crea attorno a lei un cerchio di gente incuriosita. Diventano tutti medici in queste situazioni... Uno le chiede se si sente di uscire perchè sta arrivando l'ambulanza e lei mentre risponde comincia di nuovo a vomitare. Le si fa il vuoto intorno, le decine di curiosi si dileguano all'istante. Rimane intorno a lei una sola coraggiosissima persona ormai sporca dello stesso vomito. Io poco dopo l'arrivo del medico mi allontano per un appuntamento al quale non potevo fare ritardo. Si mi sono dileguata anche io. Non è una cosa piacevole e comprendo che tutti, come ho fatto io, non avevano intenzione di farsi vomitare addosso. Fa schifo! L'immagine è però efficace per esprimere una consuetudine umana: quando lo schifo che è in te esce con violenza tutti si dileguano per paura di essere raggiunti da qualche schizzo. Non importa che tu sia una persona simpatica, che ha sempre cercato di essere piacevole nonostante le fatiche... Rischi un giorno anche tu di trovarti semicosciente in un posto che non è casa tua, sporco del tuo vomito e con un cerchio trasparente che ti divide dalla compagnia di altri. Sulla presenza di chi potrai contare? Domanda dolorosissima.


31 dicembre 2011

Posso dire una cosa?

Oggi stavo beatamente finendo di fare dei regalini hand made per alcuni amici. Dipingo, scrivo, incollo... Entra mio fratello in camera per l'ennesima volta. A quel punto si era deciso a scrivere la letterina alla befana. Si mette a un angolo della scrivania e SBEM! fa cadere la pianta grassa con tutto il vasetto decorato meticolosamente a mano dieci minuti prima. Mille pezzi di coccio. Ho sbroccato. Ma questa non è la parte più importante... La cosa da sottolineare è la riflessione che ne è scaturita pochi istanti dopo (quando i miei occhi erano rientrati nelle orbite, le vene riprendevano il loro posto e i nervi sventolavano bandiera bianca). Tutto l'anno è stato così... Hai una cosa da fare, ti applichi per farla, l'imprevisto di turno ti manda tutto a monte! E... sorpresa! Non è stata una prerogativa del 2011 questa, oh no, avviene più o meno tutti gli anni. Per me questo passaggio netto da un anno a un altro non ha senso. Mi sveglierò domenica sapendo di fare un passo e poi un altro e un altro ancora, come sempre. I bilanci li faccio più o meno ogni volta che 'mi si rompe un vaso appena decorato minuziosamente', e succede spesso... Però posso dire una cosa? Quegli occhioni azzurri di mio fratello che ha appena combinato una delle sue non mi fanno rimanere nella collera più di tanto. Oggi si parlava dei tempi fissati (non sempre da noi). E' possibile che si passi una vita a costruire qualcosa che vedremo realizzata solo tra molti anni  come l'autostima, l'equilibrio, la pazienza, anche una casa perchè no (di questi tempi!)... Se proprio devo augurarmi qualcosa voglio che sia consapevolizzare questo: ciò che si rompe può essere ricostruito meglio. 

21 dicembre 2011

Hoover (non l'aspirapolvere)

La famiglia Hoover, ovvero: i perdenti.
Un Volkswagen giallo da Albuquerque verso la California... il sogno, per poi scoprire che la realtà è molto meglio! Dal primo all'ultimo ogni personaggio è perfetto nel suo genere e ognuno incarna una delle molteplici caratteristiche che convivono negli uomini. Richard: l'ottusità, il cinismo e una forte insicurezza. Sheryl: la capacità di tenere uniti i pezzi e la bontà. Frank: la profondità. Dwayne: il coraggio e la caparbietà. Nonno Edwin: la sfrontatezza, la vitalità e la ribellione. La piccola Olive: un concentrato di purezza, semplicità e saggezza. Contano tanto queste qualità quanto il modo in cui si decide di adoperarle nella vita, e nel film è tutto portato all'esasperazione fino a tornare a una dimensione più "umana". Non so dire con precisione perchè questo film mi sia piaciuto così tanto. Forse sono i toni sarcastici portati al limite della decenza o l'onestà con cui viene mostrata una vera bellezza in quelle che sono le stranezze e i dolori delle persone. Forse perchè anche io sto compiendo un viaggio dall'esteriorità alla sostanza. Sto ancora masticando la storia e quindi non aggiungerò altro, mi limiterò a finire questo post con una frase del nonno:
"Lo sai cos'è un perdente? Il vero perdente è uno che per paura di non vincere nemmeno ci prova."
little miss sunshine


Spendiamo così tante energie per allontanarci da noi stessi e per renderci diversi...

15 dicembre 2011

CHILLOUT!

Un restyling era necessario, ed effettivamente c'è stato, anche nel blog! Ho trasformato un po' di situazioni nella mia vita e altre si sono sistemate per conto loro... Ora, dopo vari stress per stabilizzarmi in questa rinnovata vita, mi rilasso. O meglio, mi dico di continuo: rilàssati! Per cominciare ho  lasciato indietro, indietrissimo le mie letture! Ma ho avuto a che fare concretamente con quello che ho letto in passato. Mi piacerebbe fare una recensione di "Per sempre"... comunque ho cominciato "Nei giardini d'acqua" (e già l'ho lasciato e ripreso un paio di volte, non mi smentisco mai!!!) e devo dire che è interessante perchè parla della diversità e soprattutto di come un'idea e la coerenza con cui si applica siano più importanti di circostanze estemporanee e della vita stessa. Se dovessi scegliere tra la vita di uno che amo o mantenere un principio secondo voi cosa sceglierei? Molto, molto interessante. E ovviamente c'è da dire che ho comprato una quantità infinita di DVD che finirò di vedere nel 2015. Vorrei anche parlare di qualcuno di questi, tipo "Un amore all'improvviso" o "Dogville" o magari "Revolutionary road".
Intanto da qualcosa bisogna pur ricominciare e lo faccio con una pagina del Manuale del Guerriero della Luce aperta a caso:

"Il guerriero della luce sa perdere. Egli non tratta la sconfitta con indifferenza, pronunciando frasi come: "Be', non era poi tanto importante", o: "Per la verità, non lo desideravo neppure". Accetta la sconfitta come tale, e non tenta di trasformarla in vittoria. Patisce il dolore delle ferite, l'indifferenza degli amici, la solitudine della perdita. In quei momenti, dice a se stesso: "Ho lottato per qualcosa, e non ce l'ho fatta. Ho perduto la prima battaglia." Questa frase gli infonde nuove forze. Egli sa che nessuno vince sempre, ed è in grado di distinguere le proprie azioni corrette dagli errori."
La dedico a te, Amore Mio, perchè tu sai quello che abbiamo vissuto insieme e singolarmente in questo segmento di vita... E conosci il senso di queste parole, nel profondo.



Blog, mi sei mancato...

m.l.

2 settembre 2011

Amarsi


E' bello amarsi mettendo ordine nella propria stanza. Togliendo la polvere dalla scrivania.
Cucinando quello che ci piace. Leggendo un libro. Truccandosi. Scrivendo.
Guardandosi.

m.l.








6 agosto 2011

Esiste solo il "per sempre"


"Nella follia di quell'età mi ero convinto di essere figlio di una banale convivenza e che l'amplesso da cui ero nato era stato soltanto il grigio adempiere a un contratto. Soltanto a quel capodanno - uno dei loro ultimi - ho avuto il dono di vedersi infrangere l'ottusità dei miei pensieri. Ero stato concepito nell'amore e, fino ad allora, non me ne ero accorto."

S. T.





25 maggio 2011

Henry uno

I piedi, i vestiti.
Il tempo.
I libri.
La paura, l'incertezza, la memoria.
Un bacio. Nudo...


25 febbraio 2011

Credo di...


...aver bisogno di concentrare la mia attenzione su altro. Il freddo, l'indifferenza, i pesi rischiano di sdraiarmi. Credo di aver bisogno di Virginia Woolf, di Henri Nouwen, dei miei film, di The Eternal Sunshine Of The Spotless Mind, di Revolutionary Road, dei miei fiori, della mia chitarra, del legno e della fraternità...
E soprattutto di te.
Altrimenti mi sdraio e non guardo bene la vita.

m.







18 febbraio 2011

Impegnata


La verità è che non ci stacchiamo dalle cose per pigrizia.
Abbiamo un ricordo sopra l'altro, tanti biglietti, tanti sms ammassati li, chè un giorno li rileggeremo...
Ma poi non li rileggiamo mai, siamo pigri, spaventati, impegnati a fare altro.
Quella memoria siamo noi, non c'è bisogno di accumulare carta o intasare la capienza di un cellulare. Tutto ciò che si può ricordare siamo noi, oggi.
Nella vita molte cose vanno perse, la memoria gioca brutti scherzi e io... lo so!
Niente va perso però di quello che si è vissuto.
Qualche giorno fa ho cancellato la memoria degli ultimi 3 anni. E' stato faticoso fino a che mi sono accorta che ciò che è stato davvero importante lo porto nel mio corredo genetico oramai. La zavorra dei 1800 messaggi di 'memoria' non c'è più. In compenso tutto vive in me, adesso, in modo naturale, implicito, sveglio.
Oggi, grazie a quei messaggi, grazie a quel vissuto, grazie a quei ricordi, io sono.
Sono libera di impegnarmi in qualcosa di nuovo arricchita e alleggerita.
Io ora sono davvero, impegnata.

m.



30 gennaio 2011

Cerco una strada oltre il buio, mentre mi perdo in questa notte


E poi c'è la notte, che tutto è più gonfio. Il pianto, la rabbia, l'incomprensione.
E poi c'è la consapevolezza di non essere ancora in se' stessi, di essere schiavi di quella che chiamiamo la nostra libertà.
La testa, gonfia. La pancia, gonfia. L'incapacità.
Vorrei vomitarti, aria, che occupi lo spazio dell'amore. Che rubi la scena a una richiesta di senso molto più consistente, densa.
Non si parla la notte. La notte si medita e si ringrazia.
Non si piange la notte. La notte ci si arrende e si chiudono gli occhi sulle fragilità.
L'amore caccia il buio. E muove il sole.

m.



7 dicembre 2010

Tu ed io

Non mi hai mai lasciato durante la vita. Nell'allegria e nel pianto, Tu.
Ma non per questo io ti amo. Io Ti Amo.
Sempre di più.
Punto.

m.



18 novembre 2010

Cuore Sacro


Mi sono accorta di avere un cuore oggi, grazie alla fatica! Perchè stavo correndo e batteva, batteva, batteva. Ho un cuore anche io, ce l'ho ancora. E sa battere forte, si fa sentire, ama e soffre, ma batte.
Ora però è il momento di amare in silenzio... nel riposo...

Ricontattare il proprio cuore e rivivere in ogni battito quell'amore grande che c'è anche quando non si sente, che ama le profondità.

m.






12 novembre 2010

Cosa sei disposto a perdere?



Un anno di cammino e sono al punto di partenza. Ora.
Cosa sei disposto a perdere?
- L'orgoglio?
Lo so che è difficile guardare una situazione e accettare in qualche modo di aver fallito, di non aver amato e di trovarsi con un pugno di sabbia in mano, che cade anche. Poco a poco.
Cosa sei disposto a perdere?
- La stima?
A volte si nega di aver perso e a volte, peggio, ci si ostina a non voler perdere. Niente di sè.
Cosa sei disposto a perdere?
- L'idea di perfezione?
Quando è un pezzo di cuore ad abbandonarti, e non riesci ad accettare di vivere senza quel pezzetto. E un piccolo pezzo diventa tutto facendoti perdere la visione reale.
Cosa sei disposto a perdere?
- Il possesso?
Pensare di essere vincenti. Rispondere di non aver paura, di uscire da una situazione di evidente cambiamento con orgoglio, senza ferite.
Cosa sei disposto a perdere?
- La forza?
Sapere di affrontare una lunga notte ed equipaggiarsi per una battaglia contro il mondo. L'inadeguatezza dei mezzi e la sproporzione delle reazioni.
Cosa sei disposto a perdere?
- L'integrità agli occhi degli altri?
La verità è che non me ne frega niente deglie 'altri' in questa situazione. Difendo il mio diritto alla vita, la mia amabilità che è stata compromessa concretamente.
E se scavi a fondo in una ferita che è già profonda non puoi che arrivare all'intima paura di perdere...
Me ne sono accorta quando, per l'ennesima volta, ho cercato di difendermi di fronte a una situazione in cui mi ostino a non voler perdere.
Forse che perdere significhi essere meno? Meno bello, meno figo, meno bravo, meno santo, meno rispettabile e rispettato?
E se anche fosse, io chi devo ascoltare? Chi devo seguire? A chi devo dedicare i miei sforzi?
Credo che se non accetterò di dover perdere la voglia di guadagnarmi la vita con mezzucci pur di uscire vincente... non vivrò mai serena.
Chè alla fine si vive per dare, non per trattenere.
Accettiamo allora di aver 'perso' due anni di vita.
La stima dei genitori.
L'amore di una persona.
Un'angolo di cuore.
L'orgoglio.
La sicurezza.
La forza.
Cade tutto, si sente la paura, ma alla fine non ha senso vivere per prendere e accumulare perchè, quando sei vicino alla fine, questa roba ti schiaccia non ti libera e ti lascia solo morendo con te.

"Ragazzi, io andrò in pensione tra pochi giorni, ma mi piace insegnare e penso che farò altre lezioni perchè queste conoscenze che ho acquisito sono preziose e vanno trasmesse! Non ha senso che io me le tenga per me. Ognuno deve fare esperienza e poter attingere dall'esperienza degli altri." (l'insegnante della scuola che frequento, il primo giorno.)

m.



7 novembre 2010

Ho un vuoto d'aria nella gola e non riesco a dire

Il mio farmi da parte, nel silenzio e nel rispetto ma pur sempre nel dolore, ha fatto bene a qualcuno...
Mi fa tenerezza vedere l'euforia, sapere che ci si rifugia negli astratti pensieri pur di non sentire il cuore.
E che sia io la 'beneficiaria' oltre che la causa di tale fuga dal reale. In qualsiasi modo la giri la responsabilità è la mia. Vero? Non c'è assenza più densa e grigia.
Ho la nausea.



-E vorrei poterti dire che son stanca da morire. E non voglio più restare, almeno lasciami il perdono di un singhiozzo e non di un pianto. IO NON SO GRIDARE, canto.-

19 ottobre 2010

Raccontami di me

Un'ulteriore prova mi si appoggia sulle spalle. Delicatamente. Non perchè sia una prova leggera ma perchè è delicato un peso che non mi schiaccia. Lo porto con fatica e gioia, rimanendo in piedi.
La speranza è una cosa concreta... e faremmo bene a farci raccontare la nostra vita per vedere dov'è che non siamo svegli tanto da gustare appieno 'la speranza alla quale siamo stati chiamati'.

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Ti ascolti il Signore nel giorno della prova,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
Ti mandi l'aiuto dal suo santuario
e dall'alto di Sion ti sostenga.
Ricordi tutti i tuoi sacrifici
e gradisca i tuoi olocausti.
Ti conceda secondo il tuo cuore,
faccia riuscire ogni tuo progetto.
Esulteremo per la tua vittoria,
spiegheremo i vessilli in nome del nostro Dio;
adempia il Signore tutte le tue domande.
Ora so che il Signore salva il suo consacrato;
gli ha risposto dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra.
Chi si vanta dei carri e chi dei cavalli,
noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi.
Salva il re, o Signore,
rispondici, quando ti invochiamo.

(Sl 19)

6 ottobre 2010

Ognuno di noi è il protagonista di un dramma

Fromm dice:
"...l'individuo nasce con determinate doti, ma di solito fallisce, e la sua vita è una tremenda lotta per riuscire a fare qualcosa di tutto ciò che possedeva alla nascita. Egli lotta dunque contro enormi ostacoli. Anche l'umo apparentemente più banale diventa interessante, se lo si vede come un essere vivente, gettato in un mondo che non ha desiderato, che non conosce, e se si osserva il modo in cui lotta per la vita."
E continua:
"... ma dovremmo sviluppare la capacità di vedere in ogni paziente e nel fondo di ogni creatura un dramma umano che ci riguarda, e non solo una persona che viene da noi con questo o quel sintomo."

Bello, semplicemente bello.
La consapevolezza di questa condizione umana ti porta a riconoscerti negli altri e a non ergerti quale maestro di vita perchè non sei qualcuno più grande o più piccolo.
Sei il protagonista del tuo dramma. Amàto.




29 settembre 2010

Danza la Vita


Ho trovato lavoro, ed è una gran bella notizia.
Inizio lunedì e questa doveva essere la mia settimana...
Mi ero scritta su un foglio tutto quello che avrei voluto fare: dedicare il tempo giusto allo studio, scrivere, passare un po' di tempo con i miei amici, sfruttare la mattina per finire i lavoretti iniziati, riposarmi, godermi il triduo di S. Francesco...
Ieri è arrivata l'influenza, una brutta influenza che non mi ha permesso di studiare, di riposarmi, di uscire.
L'ultima settimana prima di cominciare a lavorare la passo a letto con la nausea.
Mi sarei potuta incavolare, avrei potuto imbottirmi di medicine per cercare di rispettare, almeno in parte, i miei progetti. Ma la verità è che mi sono ammalata.
Tutto questo per dire una semplice cosa: io ho pensato a organizzare la mia vita in questa settimana e la vita mi ha "offerto" un'altra possibilità. Quella di confrontarmi con la mia rabbia, con un imprevisto, col mio limite, con qualcosa che io non avevo programmato ma che adesso non posso proprio ignorare. E io ho seguito la mia vita...
Già sono al letto, mal di pancia, mal di testa, solitudine... che senso avrebbe arrabbiarsi? Ribellarsi a ciò che sta succedendo?
E' evidente che ho bisogno di un riposo diverso da quello che pensavo. Diverso...
Mi vorrei soffermare sull'evidenza della realtà. Fino a che non si ha una temperatura più alta del normale, non si vomita e non si hanno dolori ci si può dire che si sta bene anche se il virus è già entrato nel corpo. Ma quando si manifestano chiaramente i sintomi non si può più mentire. La realtà è evidente e negarla significa voler vivere senza ascoltare la propria vita.
La tua vita sei tu, la tua vita è il tuo percorso reale e non immaginato, danzare la vita significa percorrerla delicatamente e con flessibilità adeguando un'idea alla sua effettiva coreografia.
Negli ultimi mesi ho riflettuto molto su questo perchè sono stata in contatto con persone che antepongono alla realtà una loro fissazione, una loro idea che però non è in armonia con ciò che risulta evidente, quindi più reale di un pensiero.
E' vero ed è giusto però che io parli di me perchè posso conoscere fino in fondo ciò che sta dietro alle mie di scelte.
Un paio di giorni fa la lettura di Giobbe parlava così: "Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!".
In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.
Sono rimasta particolarmente colpita.
Ho passato l'ultimo anno a interrogarmi sul perchè di una scelta, a incazzarmi per essere stata derubata di tutto, a voler cambiare ostinatamente i passi di danza preparati apposta per me, a incolpare gli altri per un'ingiustizia subìta. Io che ho sempre avuto il pallino delle cose giuste... Ho capito che quando si vive un'ingiustizia è bene arrabbiarsi ma è meglio non fermarsi lì.
La verità è che il mio approccio a questa vita, la mia, stava diventando possessivo e nel momento in cui mi è stato tolto l'oggetto di quella che credevo fosse la mia felicità ho fatto di tutto per riprendermelo, senza vedere l'EVIDENZA della situazione. Non sono stata capace di accogliere, come Giobbe, un cambiamento, una perdita, un dolore guardando più in là e muovendo i passi che la vita in quel momento mi chiedeva per il mio bene.
Anche ora che mi sono negate delle possibilità da chi ha scelto di ballare una samba piuttosto che un valzer, per il quale è nato, io so che in questa nuova situazione non prevista posso reinventare il mio presente alla luce della realtà, proprio come ho fatto in questa settimana.
Per il resto, se hai scarpette adatte a un valzer e ti lìmiti scendendo in pista con una samba prima o poi ti accorgerai che le scarpe non sono adatte e le hai volute adeguare a una danza che non è la tua...
Io riparto da qui, da me, dal mio presente, dalla mia realtà, dalla mia musica.
Rientro in me, senza più rabbia.
Danzo la vita che m'è donata godendo dei passi fatti e attendendo quelli da imparare...

m.


















23 settembre 2010

Nutrimento



Negli ultimi mesi sono stata bersagliata di domande sulle mie (dis-)abitudini alimentari.
Perdere 20 chili non significa soltanto cambiare aspetto, non comporta soltanto rifarsi un guardaroba (o nel mio caso ritirare fuori cose di 5 anni prima).
Perdere 20 chili significa mettere davanti agli occhi di tutti un'evidente trasformazione della persona. Che lo si faccia volontariamente o meno.
Io sono il mio corpo.
Quello che c'è dietro nessuno in fondo lo sa: intolleranza? allergia? stress? sofferenza? malattia? tiroide? sport? metabolismo? shock? necessità di attenzione? necessità di adeguare la forma al contenuto?
E' possibile che ci sia un po' di tutto questo perchè in fondo ciò che si vive si esprime attraverso il corpo.
E quando ero 'in carne' nessuno si era mai preoccupato tanto. Nonostante questo penso che il nutrimento sia un fatto di stile di vita.
Tirando via dal discorso le malattie del caso (non avendo gli strumenti, le conoscenze adeguate e il tatto per parlarne) credo che il modo di nutrirsi rispecchi l'approccio che ognuno ha con la propria vita.
Io detesto il pomodoro, il mio corpo lo rifiuta a tal punto da non poter sopportare neanche più l'odore. Il pomodoro mi rinfaccia la mia lentezza nel mangiare. Io per nutrirmi ho bisogno di tempo, per capire ho bisogno di tempo, per fidarmi e arricchirmi di qualcuno ho bisogno di tempo. E mi si impone la fretta, mi si chiede di stare nel tempo degli altri.
Io detesto mangiare fino a scoppiare di sazietà. Trovo che non sia utile. A me serve quel tanto di cibo che mi permette di stare in piedi. A questo punto o vomito e mi sento male quindi non godo della bontà di quello che ho mangiato oppure aspetto di digerire e ciò che al corpo non serve viene buttato, quindi sprecato.
Io credo di conoscermi, so quando posso mangiare con gusto, quando ho fame di cose sostanziose, quando ho voglia di schifezze, quando faccio fatica a digerire un bicchiere d'acqua...
Perchè forzarmi?
Perchè dirmi: "Non ti stai nutrendo bene"?
Io so quello che mangio, so dove cerco il nutrimento ed è possibile che io mi accontenti di bucce di mela invece di cercare pane e prosciutto, ma ho il diritto di imparare la mia dieta sbagliando da sola...
E' normale che, come in tutto, il 'giusto' sta nel mezzo. L'equilibrio, quello che si cerca quando ci si guarda allo specchio. La distanza tra chi sei e chi vuoi essere, una molla. Come si impara a scegliere un si dicendo un no, a percorrere una strada sacrificandone altre cento, a mettere un freno all'avidità, all'egoismo e al desiderio di possesso... così ci si pone anche davanti al cibo.
Nutrirsi non significa abbuffarsi, di che poi?
Era evidente che non ero felice...
Ognuno ha la sua dieta che non è uguale per tutti. Ognuno sa come vuole vivere.
Basta guardarsi allo specchio e farsi una domanda.
Domani mattina mi pentirò di questo post. La mattina sono eccessivamente inibita e paurosa.

m.




17 settembre 2010

A new day has come

E così dopo questa estate, che non definirei riposante, ricomincio le mie attività...
Oggi si parte con la fraternità! Ho intenzione di godermi i fratelli per quest'ultimo anno.
Ieri ho ripreso anche il corso di counseling e devo dire che l'ansia iniziale si è subito eclissata quando abbiamo cominciato a lavorare. Chissà come finirà quest'avventura!
In più ho già fatto qualche riunione (ma ho mai smesso?!) e mi sembra di capire che anche questo sarà un anno più che intenso. Ma qualsiasi cosa mi strappi alla noia è ben accetta!
Il frutto di questa estate è senza dubbio la consapevolezza. Questa volta è gelida e dura... ma ho imparato a guardare in faccia la realtà a prescindere da come me la incartino e me la presentino gli altri. E la realtà è davvero tosta per me ma meglio averlo saputo prima di continuare a far cazzate!
Io...
Io ho riscoperto la mia dignità.
Non vi fate mai accompagnare da un cieco lungo la strada... Se siete ciechi anche voi, andate a sbattere da soli!
Il giorno che è giunto mi ha svegliato e il sole sulla pelle mi ha assicurato che non mi lascerà in balia di un'altra notte fredda.
Con questo dico addio al passato. Addio, senza appelli. Addio, crudo come la realtà.
Addio.

m.

10 settembre 2010

My Sweet Ireland



Io amo l'Irlanda. Non ci sono mai stata ma ne sento nostalgia.

La amo per il verde.




Per i portoni colorati.




Per l'Irish Pub, quello vero.




La amo per le strade di Cork.




Per la Guinness.




Per le Cattedrali gotiche.




Per le Cliffs of Moher.




E per il cielo incerto. Grigio, nuvoloso, basso, sereno.




Amo lo humor irlandese.
"Essere irlandese mi garantisce quel costante senso tragico, che mi sostiene nelle rare parentesi di gioia." W. B. Yeats, poeta.




Amo gli artisti irlandesi.
"I veri amici ti pugnalano dritto in fronte." Oscar Wilde, autore.




Dell'Irlanda amo la musica celtica, quella folk, il violino...





...e l'arpa.




Amo Glen Hansard & Marketa Irglova.




E amo l'Irish Coffee.




Mi piacerebbe ascoltare il rumore del fiume Shannon.




E correre per i boschi incantati. Che amo.




L'Irlanda per me è più che un sogno. Non vedo l'ora di toccare questa terra.

m.